Archivio della categoria: Pensieri

dal lato sbagliato della barricata

Le barricate

Le barricate

Ho sempre pensato,credo a ragione, che una persona di sinistra dovesse mirare ad ideali globali di giustizia, eguaglianza e solidarietà .
Poi rifletto sul fatto che il 20% della popolazione della Terra beneficia dell’80% delle risorse della stessa, ad ovvio discapito della restante parte, cui spettano gli avanzi.
Poi penso al fenomeno del riscaldamento globale: che sia vero o meno, ha avuto il buon risultato di porre forzosamente sotto gli occhi di quei 20 su 100 che é il caso che riducano drasticamente le loro emissioni di gas serra (leggi: consumi in generale) se vogliono che i loro figli abbiano uno straccio di futuro. La naturale conseguenza, per i 20 su 100 (che socializzano le rotture di coglioni e individualizzano i piaceri), é di coinvolgere gli 80 normalmente lasciati alla porta, al grido di “noi stiamo valutando l’idea di ridurre i nostri consumi, voi vi dovete sognare lo stile di vita che noi ci siamo goduti per un centinaio d’anni, perché é insostenibile. Peccato”.
Poi penso alla crisi nera della sinistra, all’imbarazzo del PD che non ha uno straccio di idea che sia una. E mi dico: ma le donne e gli uomini di sinistra, che aspirano ad un mondo migliore, non solo ad un’Italietta migliore, dove i popoli possono vivere senza guerre, la gente condurre una vita dignitosa e felice, lo sanno che fisicamente la terra non può garantire il nostro stile di vita a tutti? E sono disposti allora a dare agli altri metà  del loro mantello, come il Santo?

Credo che sappiano la prima, e abbiano il terrore della seconda (d’altra parte chi non ha mai fatto il finocchio col culo degli altri?), e chissà , forse é per questo che la sinistra é messa così male: é semplicemente perché gli oppressori siamo noi, noi il nostro nemico ideale di sempre; siamo noi ad essere dal lato sbagliato della barricata.

lottare

zeman

zeman

Smettendo di fumare mi sono accorto di un particolare che mi era sfuggito.
Mi immaginavo, beata ingenuità , che la voglia di fumare tendesse a zero con il tempo, ovvero cessasse. Ragion per cui l’idea di smettere di fumare non é che mi apparisse infattibile, certo, senza parlare della terribile malinconia che ti prende al pensiero che mai più metterai una adorabile ms in bocca; per questo però il mio amico P. mi ha involontariamente suggerito una strategia per me efficace, e cioé che non ho smesso di fumare -é praticamente come perdere una persona cara, per quanto possa apparire grossolana ed enfatica la cosa- bensì mi sono preso una pausa e, rovesciando quindi completamente la prospettiva, “io posso ricominciare quando voglio”.
Il problema é che a me la voglia di fumare non é mai andata via.

Certo, niente a che vedere con i picchi di acuto desiderio che ti assalgono quando smetti e per i primi mesi, però non posso negare di essere assalito relativamente spesso, ovvero quotidianamente, dalla voglia di fumare.
O comunque settimanalmente.
E dunque smettere di fumare é diventata una piccola lotta quotidiana, una scelta che ogni giorno non solo deve essere rinnovata, ma applicata.
E da qui una piccola estensione.
I problemi che ci si portano dentro, o meglio, via, i problemi che mi porto dentro -giusto per evitare toni assoluti- sono più o meno stabili, intendo il nocciolo, lo zoccolo duro. Poi certo ci sono tutta una serie di problemi contingenti, legati al momento esistenziale, alla congiuntura degli eventi e roba del genere. Ora non mi occupo di quelli
Le volte che mi sono messo a guardare ai miei problemi nel loro insieme, la sensazione é stata molto semplice e ben definita, e la si può riassumere agevolmente nella frase “No, non ce la posso fare”.
Ed é vero. Nel senso, i problemi -almeno per quello che fino ad ora mi é parso di capire dalla mia esistenza- non si risolvono, cioé non é possibile buttarli nel cestino e poi premere “svuota cestino”. Cioé, non solo non si può fare per tutti i problemi presi insieme -che già  di per sé é operazione terrificante!-, ma nemmeno singolarmente. L’operazione infatti é, se non quotidiana, comunque da reiterare, in quanto non esiste una soluzione valida per tutte le varianti ed evoluzioni del problema, e soprattutto non é sempre possibile cambiare noi stessi così in profondità  da operare permanentemente la risoluzione del problema che -almeno a mio modo di vedere- é profondamete legato alla nostra natura più profonda.
Ed infatti, tutte le volte che i piccoli problemi non li ho affrontati, nelle piccole minchiate quotidiane della vita, alla fine sono tornati in massa a bussare alla mia porta, spesso senza aspettare risposta. Le conseguenze sono spesso piuttosto antipatiche, tipo amicizie che subiscono pesanti battute d’arresto, carriere universitarie congelate, storie(a) d’amore a rischio e via così.
E così ho visto anche per le persone care che mi sono o mi sono state accanto.
Se ne parlava con mio padre, marginalmente, qualche giorno fa, a proposito della vita di coppia (e ne avevo parlato con l’altro P. tempo addietro): fin da piccoli siamo stati sommersi da modelli televisivi e cinematografici che propongono una vita di coppia addiacciante. Coppie mai in crisi, o per lo meno che si trovano di fronte cazzatuccie che si risolvono entro la prima metà  del secondo tempo; amori che si estrinsecano nell’innamoramento totale e perpetuo.
Mai una menzione a quando ti svegli con il giramento di coglioni e vorresti essere su un’isola deserta.
Mai un accenno al fatto che tutti i giorni la nostra individualità  chiede spazi, tempi e risorse che sente sottratti dalla coppia, e che si devono dare risposte a queste istanze.
E uno, quando poi ci si trova davanti, crede di non essere sufficientemente innamorato, di non essere all’altezza. E la gente si manda a cacare, e le storie d’amore finiscono, che é poi l’unica cosa veramente brutta delle storie d’amore.

Ecco, ora mi fumerei una bella sigaretta.

Fate cacare

fuoco e fiamme

fuoco e fiamme

Colpa dei 4 operai morti, se ti s’é bruciato l’impianto, se ti hanno denunciato, se il tuo nome é stato infangato, se le azioni della tua merdosissima azienda sono scese.

Colpa del pressappochismo con cui lavoravano, trascurati e sciatti.
E dunque, é giusto che paghino, nella terra dove tutti pagano per le loro colpe, e si chiedono 35 milioni di danni alle famiglie.

Fate cacare, amministratori delegati, che firmate dietro lo scudo del “sono pagato per applicare le decisioni, ma non le prendo io”; fate cacare, stormi di avvocati grigi, che sviluppate strategie perverse e aberranti dietro il paravento del “io lavoro per una parte, fa parte del gioco, non implica che stia da questa parte”; fate cacare, consigli di amministrazione, che vi trincerate dietro la massa amorfa degli azionisti.

Fate cacare più dei nazisti: loro possono sempre dire che non sapevano, voi non potete non sapere.

cosa abbiamo fatto di male…

fontane

fontane

…..per meritarci Domenici?

O il Cioni.

Vado a Vienna e, oltre alle solite, mille fontane che zampillano acqua fresca di ottimo sapore, mi trovo con questi catrozzoli di acciaio, di forse dubbio gusto, ma perfettamente efficienti: alla semplice pressione di un pulsante erogano acqua in due modi. Il primo, tradizionale, é il classico zampillo; il secondo é un bel getto di acqua fresca vaporizzata dall’alto, per rinfrescarsi un po’ senza mezzarsi tutti.

Questo -a me- dà  la misura dell’accoglienza di una città , o per lo meno me ne dà  un’idea.

Esattamente come a Firenze, con poche fontane secche, e tanti bar felicissimi di darti bicchieri a gratis.

però, c’é da dire, i nostri tg sono prodighi di consigli, tipo quando dissero ai vecchini di andare a rinfrescarsi ai centri commerciali.

i nuovi cattivi

I nuovi cattivi

I nuovi cattivi

Eccoli, sono questi i nuovi cattivi.

Io però non ce la faccio: ma non vi sembra simpaticissimo il nostro capelli-a-zerbino Ahmadinejad? Certo, pare un pazzo scatenato -anche se si mormora sia un coglionazzo in balìa della congrega di vegliardi che regge per davvero le sorti della Persia- e le sue minchiate sono davvero pericolose, oltreché suggestive, eppure… Non lo vorreste a cena da voi? Pensateci bene, lui o Bush?
E la foto sotto: certo, si capisce che sta per sparare una mina ben al di sopra della traversa, però la coordinazione non manca: vorreste lui o Zapatero come mezzala?

E il nostro buon faccia-di-pandoro Kim Jong-il, guardatelo, guardatelo bene: potrebbe essere la foto di un cantante che si esibisce d’inverno nelle peggiori pensioni della val d’Arbia, accompagnato da due zampognari e un paio di pecore. Gioviale, intelligente, acuto, scaltro.

Non ce lo vedo a sparare bombe atomiche.

E infine lui: ma non vi pare che abbia gli occhi tristi? Chissà  cosa pensa, cosa lo addolora. A me pare abbia la faccia buona…..

Mi vergogno

vergogna

vergogna

Non (mi) riconosco più (in) questo paese. Credevo che una delle poche, certe virtù dell’Italiano fosse l’ospitalità . Sono stato cresciuto con il mito della casa sempre aperta, dove in un attimo é apparecchiato per ospiti inattesi; sono sempre rimasto affascinato, da viaggiatore reale e ideale, dall’idea della porta aperta, dell’acqua messa a bollire appena varcata la soglia, del “siediti e mangia”, della branda a portata di mano. Non a caso mi sono restati nel cuore quei popoli e quei paesi in cui mi sono sentito a casa, non tanto quelli che mi hanno saputo offrire paesaggi mozzafiato.

Scopro che una cara amica extracomunitaria, che parla ormai un italiano molto più corretto di tanti fiorentini doc, laureata qui e qui innamorata, non potrà  avere la sorella il giorno delle sue nozze, perché non le é stato dato il visto.

I motivi: non fornisce sufficienti garanzie, leggi non ha abbastanza soldi nel conto corrente, ergo potrebbe essere una potenziale immigrata.
Il fatto che abbia una famiglia e un lavoro fisso nel suo paese e che la sorella si sposi, non valgono eccezioni.

Questa é solo una mia pruderie medio-borghese, ben lo so: altri sono i problemi legati alle nostre virginali frontiere, lo stesso mi ha spinto, incalzato dalla profonda vergogna, e riflettere su questo paese, lanciato verso l’estinzione, che chiude la propria bara dall’interno.

ce l’avete fatta

veltroni dopo la sconfitta da soli

veltroni dopo la sconfitta da soli

la sinistra non esiste più.

avete corso da soli, avete perso da soli, mentre noi, il voto inutile, non siamo neanche riusciti a perdere.

evidentemente dava fastidio un interlocutore a sinistra, un qualcosa di amorfo, confuso, antifascista e costituzionalista, fatto di cretini che dicevano “10 100 1000 Nassirya” e di gente perbene.

Ora non c’é più, sarete felici immagino.
L’avete voluta la vostra solitudine, godetevela, correte da soil, adesso, verso il nulla.

Il problema dell’immedesimazione

Manifesto di merda

Manifesto di merda

Questo manifesto elettorale sta davanti al panettiere (che per altro secondo me non lo disdegna) vicino casa mia.
Sconfortante, semplicemente. Che società  stiamo diventando, per poter tollerare roba del genere? Non é che uno si pone, nemmeno minimamente, il problema di come certe situazioni si creino, di come si possa giungere a lasciare il proprio paese, i propri amici e i propri cari, la propria lingua, il proprio clima, i paesaggi che ci appartengono, la cultura e le abitudini, attraversare mare o montagne o deserti o chissà  cos’altro, pigliare -quando va bene- una carcassa, rischiare di crepare annegati, insieme a gente che non si conosce, che caca, muore, piscia, partorisce, ghiaccia, grida, annega, soffoca, vomita, arrivare in un paese -quando non ti lasciano in mezzo al mare- dove non sei benvenuto a “cercar fortuna”, come si diceva un tempo. Ormai stiamo bene, e non interessa più a nessuno il fatto che si possa star male, soffrire, fare una vita di merda o altro. Chissenefrega.

Non siamo più -o forse non lo siamo mai stati- in grado di immedesimarci. Che poi vuol dire poco: la capacità  perduta é quella di comprendere in senso più profondo. Che non vuol dire accettare (sostanzialmente rispondere sì ad una richiesta e poco più) passivamente, non vuol dire subire né lasciar fare. Significa che si permette ad una cosa di entrare dentro di noi. E quindi non é che se uno é clandestino allora é poverino e si lascia far tutto, figurarsi. Il problema vero é: cosa spinge la gente a far certe cose?
Saltando apparentemente ad altro argomento, ad un mio vecchissimo amico che cercava -con sempre meno speranza e crescente accanimento- é stato proposto un lavoro precarissimo, in cui praticamente figurava come libero professionista -mentre era in realtà  ben dipendente- pagato pochissimo, con orari decisamente pesanti, niente diritti o riconoscimenti. Ora, mi chiedo: ma se al figlio quasi trentenne di quella faccia di cazzo che ha avuto il coraggio di proporre una cosa del genere al mio amico fosse stata fatta la stessa proposta, come si sarebbe sentito il padre, cioé la merda? non gli si sarebbe stretto il cuore? non si sarebbe sentito umiliato? E allora con che faccia si fanno proposte del genere?
E così, perdendo la capacità  di estendere un attimino la propria mente, temporalmente e spazialmente, perdiamo anche l’apertura, la solidarietà , insomma, quelle due cosette che ci differenziano dalle bestie.

Bah

Tutti a far l’amore in Olanda!

sesso nel parco

sesso nel parco

In Olanda (eh sì,sono avanti, ma come sono avanti!) adesso si può far le porcate nei parchi pubblici senza sporcarsi la fedina penale, ovvero senza commettere atti osceni in luogo pubblico. Basta appartarsi e sporcheggiare a partire dal tardo pomeriggio.

In questo caso, i pulotti non possono in alcun modo intervenire, anzi, hanno il divieto espresso di interrompere o disturbare l’attività  in corso, se le semplici precauzioni di cui sopra sono rispettate….

Carino, no?

Ora, é vero che da noi s’é sempre fatto, perlomeno chi non aveva un letto o una macchina o amici gentili, però fa sempre piacere poter stare più tranquilli.

Sono un po’ snobbettini, gli olandesi, e poi magari finiranno per consentire la cosa solo nei parchi al confine col Belgio, come hanno fatto coi coffee shop, però mi par lodevole…favorire l’accoppiamento, e favorirlo in natura é cosa buona, sempre.