Archivio tag: Sdegno

Prenota anche tu Ponte Vecchio!

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Il Sindaco Renzi, su gentile richiesta di un blasonato club di Ferraristi, ha concesso l’uso di Ponte Vecchio per una festa privata. Non ho detto il Comune di Firenze, che ha infatti concesso il permesso tre giorni dopo, ma del Sindaco in persona, che dimostrando solerzia e buona volontà ha permesso, risparmiando ai lavoratori associati al club la seccatura di dover rispettare la trafila burocratica di dover chiedere il permesso per l’occupazione di suolo pubblico.

Stranamente la gente – che non poteva passare per il ponte – s’è scocciata, ed è venuta fuori la cosa.

Renzi, sdegnato, ha detto che erano dei retrogradi, che l’evento dava lustro e indotto alla città (un milione di euri di indotto, eh, mica Italia 90), che i ferraristi avevano sborsato 120.000 euri per la cosa, e che tali 120.000 euri li avrebbe usati per finanziare le vacanze dei bambini disabili, orfani dei fondi che la Regione – perfidamente – aveva chiuso. Insomma, che l’avrebbe rifatto mille e mille volte. Come dargli torto?

Poi è venuto fuori che il permesso per il festino è arrivato, compilato di fretta e furia al bar, tre giorni dopo l’evento.
Che per l’evento nel bilancio del comune non figuravano 120.000 euri, ma tipo qualche migliaio (insomma, il minimo sindacale per l’occupazione di suolo pubblico), che la regione i fondi per i poveri bambini disabili (riuscite ad immaginare categoria che susciti più tenerezza? Nemmeno Titti & Silvestrino) non li aveva tagliati e che, non avendoli incassati, era piuttosto difficile che venissero usati ulteriori (rispetto a quelli della regione) 120.000 euri per rendere indimenticabili le vacanze dei piccoli.

Mi s’è gonfiata la vena, e allora ho fatto una paginetta satirica, in cui chiunque – anche chi non ha la Ferrari – può prenotare Ponte Vecchio per farci i suoi porci comodi, dicendo che sborserà una cifra (che non verserà comunque mai), e che tale cifra sarà destinata ad un progetto di solidarietà qualsiasi.

Credo che l’Italia abbia bisogno di sindaci che, di fronte ad un arrogante club di ferraristi che vorrebbero sciacquarsi le palle in Arno, rispondano che è necessario che si facciano la trafila, che chiedano il permesso per occupazione di suolo pubblico, e che verrà loro fatto sapere.
Di politici che non calino le brache, mostrando i muscoli e facendo vedere che per i potenti sanno muoversi in fretta, in barba alle regole e al decoro, gestendo la cosa pubblica come fosse cosa loro.
Ora i soldi li troverà, li deve trovare, per far diventare realtà la panzana da predellino che ha inventato per pararsi il culo.
Ma mi piacerebbe tanto un sindaco che, invece di concedere Ponte Vecchio ai Ferraristi e dire di pagare le vacanze dei bambini disabili, concedesse Ponte Vecchio a una qualche associazione per far loro raccogliere direttamente i fondi per le loro vacanze.

Così purtroppo ho la strana sensazione che non l’abbia fatto altro che per la sua smisurata, priva di ideali, ambizione di potere.

Qua potete prenotare anche voi Ponte Vecchio

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poteva andarci peggio

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  si considera

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le piste ciclabili

bicicletta incidentata

bicicletta incidentata

A Firenze, che é città  innovativa e progredita, il centro espositivo é veramente in centro.
Nelle città  normali, in quelle dotate di polo espositivo, generalmente si é provveduto a far sì che tale area fosse facilmente raggiungibile e che non intralciasse troppo nel traffico della città  ospite. Per intendersi, i poli espositivi stanno fuori, vicino aeroporto ed autostrada: é più facile per le merci, é più facile per gli uomini.

A Firenze, invece, le fiere si fanno alla Fortezza da Basso, pregevole rimasuglio mediceo che sta per l’appunto nel bel mezzo dei viali, l’unica vera tangenziale della città , che però tange il centro, più che l’esterno, ma vabbé.
Come é facilmente intuibile, il già  oneroso carico di macchine giornaliero – che supera ampiamente i numero dei residenti, inclusi vecchi e bambini – semplicemente collassa, all’arrivo di tir, macchine, tassì e, inoltre, restringimenti di carreggiata: infatti é necessario, per favorire le opere di carico e scarico merce, come pure di posteggio, togliere una carreggiata al viale.
Aggiungo, giusto una nota di colore per far capire quanto siano importanti i viali, ed in particolare quello, che la volta che esplose un tubo inondando il sottopassaggio adiacente la Fortezza (nel lontano aa 1998-99), le code raggiunsero diversi chilometri di lunghezza in tutte le direzioni verso l’esterno della città .
Una cosa fra il mostruoso e lo splendido.
Torniamo a noi.
Come quasi sempre accade, quando ci sono dei lavori o – come in questo caso – dei semplici restringimenti di carreggiata, c’é una precisa gerarchia per quanto riguarda i castigati (dai meno colpiti ai più offesi):

1) motorini & simili
2) auto & camions
3) autobus
4) biciclette

I pedoni non li considero. Esattamente come fa l’amministrazione comunale.
In base a questa regola non scritta, avviene che chi va in bicicletta, venendo orientativamente da sud e andando verso nord, costeggiando la Fortezza sulla pista ciclabile orientale, si trovi talvolta, senza essere avvertito preventivamente, contromano nel viale più trafficato della città , senza protezioni né separazioni.

Ebbene, io mi chiedo: com’é che la tutela e la considerazione di cui un mezzo gode presso l’amministrazione comunale decresce con il decrescere della cancerosità  e dell’inquinamento del mezzo stesso?

Ma che vadano affanculo.

No…non lì…lì

gasparri

gasparri

“No…non lì…no, no, no! Non lì…lì…ecco, sì, lì…no.

Quella é la sua rubrica degli indirizzi…E quella é la schedina…Via, non faccia così…io non lo trovo divertente…via, riprovi…ecco….bravo…ecco….s….p….a….r…..r….no, via, perché ne ha messe tre?

Oggi proprio non ha voglia, eh ministro…”

Non so, Gasparri che firma, o meglio, tenta di firmare la legge sull’informazione televisiva, scritta da chissà  chi, me lo immagino così.

Fate cacare

fuoco e fiamme

fuoco e fiamme

Colpa dei 4 operai morti, se ti s’é bruciato l’impianto, se ti hanno denunciato, se il tuo nome é stato infangato, se le azioni della tua merdosissima azienda sono scese.

Colpa del pressappochismo con cui lavoravano, trascurati e sciatti.
E dunque, é giusto che paghino, nella terra dove tutti pagano per le loro colpe, e si chiedono 35 milioni di danni alle famiglie.

Fate cacare, amministratori delegati, che firmate dietro lo scudo del “sono pagato per applicare le decisioni, ma non le prendo io”; fate cacare, stormi di avvocati grigi, che sviluppate strategie perverse e aberranti dietro il paravento del “io lavoro per una parte, fa parte del gioco, non implica che stia da questa parte”; fate cacare, consigli di amministrazione, che vi trincerate dietro la massa amorfa degli azionisti.

Fate cacare più dei nazisti: loro possono sempre dire che non sapevano, voi non potete non sapere.

Ora basta

esilioAdesso basta immigrati che ci vengono a rubare il lavoro. Avete presente i negri che vendono la loro paccottiglia davanti ai nostri prestigiosi monumenti storici? Vi ha mai infastidito una cinese che cercava di rifilarvi una cavalletta di foglie di bambù intrecciate? Beh, é tempo che la finiscano di venire a rubare il lavoro agli italiani.

Il tipo che vedete in foto é un italiano DOC, e -pensate- é costretto a vendere la sua merce di fronte allo Stephansdom di Vienna (a destra, fuori campo).

Potrebbe esercitare il suo talento qui da noi (“donne, terroristi, buoi e venditori dei paesi tuoi”), magari di fronte al nostro, di Duomo, e invece per colpa di una manica di straccioni e di una classe politica inetta é costretto ad emigrare.

Dove, dico dove andremo a finire?

tempi oscuri

Il lavoro rende liberi

Il lavoro rende liberi

Nato nel 1955 a Varese, “inizia la sua esperienza politica alla fine degli anni sessanta militando fino al 1979 nel movimento d’estrema sinistra Democrazia Proletaria” (da wikipedia), poi ha conosciuto Bossi ed è andata come sappiamo. Ora fa il ministro dell’interno, e, come ha giustamente notato il Manifesto, ha superato se stesso proponendo, sostanzialmente, di schedare i bambini Rom. La nobile e importante finalità  é di evitare che i perfidi genitori, invece di mandarli a scuola, li sguinzaglino in centro a far l’elemosina.
Qualcuno, temo di qualche organizzazione internazionale, ha detto “beh, ganzo, mettiamoli anche ai piccoli italiani, allora, visto che capitano cose analoghe pure a loro”.
Purtroppo il triangolo bruno -squisitamente riservato dai nazisti agli zingari- non sarà  più usato; al suo posto, un pratico registro elettronico delle impronte digitali, così da poter risalire velocemente all’identità  dei piccoli sofferenti intercettati dalle forze dell’ordine.
Mi domando allora perché non una bella strisciata di codice a barre tatuata sul collo, oppure un bel chip nell’interno coscia, come i cani -magari gps così li rintracciano anche via satellite.
E mi viene da pensare che della gente sarà  pure contenta della trovata.

Mi vergogno

vergogna

vergogna

Non (mi) riconosco più (in) questo paese. Credevo che una delle poche, certe virtù dell’Italiano fosse l’ospitalità . Sono stato cresciuto con il mito della casa sempre aperta, dove in un attimo é apparecchiato per ospiti inattesi; sono sempre rimasto affascinato, da viaggiatore reale e ideale, dall’idea della porta aperta, dell’acqua messa a bollire appena varcata la soglia, del “siediti e mangia”, della branda a portata di mano. Non a caso mi sono restati nel cuore quei popoli e quei paesi in cui mi sono sentito a casa, non tanto quelli che mi hanno saputo offrire paesaggi mozzafiato.

Scopro che una cara amica extracomunitaria, che parla ormai un italiano molto più corretto di tanti fiorentini doc, laureata qui e qui innamorata, non potrà  avere la sorella il giorno delle sue nozze, perché non le é stato dato il visto.

I motivi: non fornisce sufficienti garanzie, leggi non ha abbastanza soldi nel conto corrente, ergo potrebbe essere una potenziale immigrata.
Il fatto che abbia una famiglia e un lavoro fisso nel suo paese e che la sorella si sposi, non valgono eccezioni.

Questa é solo una mia pruderie medio-borghese, ben lo so: altri sono i problemi legati alle nostre virginali frontiere, lo stesso mi ha spinto, incalzato dalla profonda vergogna, e riflettere su questo paese, lanciato verso l’estinzione, che chiude la propria bara dall’interno.

ce l’avete fatta

veltroni dopo la sconfitta da soli

veltroni dopo la sconfitta da soli

la sinistra non esiste più.

avete corso da soli, avete perso da soli, mentre noi, il voto inutile, non siamo neanche riusciti a perdere.

evidentemente dava fastidio un interlocutore a sinistra, un qualcosa di amorfo, confuso, antifascista e costituzionalista, fatto di cretini che dicevano “10 100 1000 Nassirya” e di gente perbene.

Ora non c’é più, sarete felici immagino.
L’avete voluta la vostra solitudine, godetevela, correte da soil, adesso, verso il nulla.