Mi vergogno

vergogna

vergogna

Non (mi) riconosco più (in) questo paese. Credevo che una delle poche, certe virtù dell’Italiano fosse l’ospitalità . Sono stato cresciuto con il mito della casa sempre aperta, dove in un attimo é apparecchiato per ospiti inattesi; sono sempre rimasto affascinato, da viaggiatore reale e ideale, dall’idea della porta aperta, dell’acqua messa a bollire appena varcata la soglia, del “siediti e mangia”, della branda a portata di mano. Non a caso mi sono restati nel cuore quei popoli e quei paesi in cui mi sono sentito a casa, non tanto quelli che mi hanno saputo offrire paesaggi mozzafiato.

Scopro che una cara amica extracomunitaria, che parla ormai un italiano molto più corretto di tanti fiorentini doc, laureata qui e qui innamorata, non potrà  avere la sorella il giorno delle sue nozze, perché non le é stato dato il visto.

I motivi: non fornisce sufficienti garanzie, leggi non ha abbastanza soldi nel conto corrente, ergo potrebbe essere una potenziale immigrata.
Il fatto che abbia una famiglia e un lavoro fisso nel suo paese e che la sorella si sposi, non valgono eccezioni.

Questa é solo una mia pruderie medio-borghese, ben lo so: altri sono i problemi legati alle nostre virginali frontiere, lo stesso mi ha spinto, incalzato dalla profonda vergogna, e riflettere su questo paese, lanciato verso l’estinzione, che chiude la propria bara dall’interno.

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