Alcuni mesi fa il mio amico A. è stato a Vienna. Tornato, mi ha redarguito, un po’ risentito, perché non lo avevo mai edotto circa le prosperose poppe delle donne austriache.
Al che sono rimasto perplesso: come sanno le persone che mi conoscono, coltivo dall’asilo una felice passione per una delle più sottovalutate opere d’arte presente a questo mondo, ovvero le poppe delle donne. E, si badi bene, le poppe come valore in sé, indipendentemente – al contrario di come si narra in taluni epos metropolitani – dalle dimensioni. Al massimo la forma, ecco.
Dicevo, sono rimasto piuttosto perplesso perché, in tanti anni di pendolarismo amoroso nella città asburgica, mai mi ero soffermato su quel particolare. E dunque mi sono rattristato, adducendo la cosa alla vecchiaia.
Arrivato a Vienna, mi sono accorto con meraviglia che effettivamente è successo qualcosa, alle poppe delle donne viennesi. Sono diventate tutte decisamente grandi.
Ho comunque tenuto la cosa per me, ma non mi sono potuto esimere dallo studio del fenomeno.
Anzitutto, non si tratta della metamorfosi che ha interessato le nostre donne italiche, ovvero la triste moda del reggipoppe imbottito e putrellato: pur avendo tale costume l’indubbio pregio di stimolare come un tempo la fantasia di noi estimatori (“chissà come saranno fatte davvero, oltre quella coltre…”), è inevitabile che si produca un fastidioso effetto di omogeneizzazione, per cui le donne finiscono per avere le poppe tutte della stessa forma bugnata, cambiano solo le dimensioni. Bene, non si tratta di questo: permane infatti intatta una notevole biodiversità.
Ho dunque pensato ad un rimescolamento genetico – tanto inviso sarebbe stato ai padri austriaci dell’Inter-guerra – dovuto all’immigrazione balcanica e turca, ma non avviene certo in un paio d’anni, e non in modo così repentino.
Poi anche la mia dolce metà se n’è accorta, e ha sollevato il problema. Insieme, abbiamo elaborato questa tesi: le donne austriache sono procaci, e lo sono sempre state, ma essendo piuttosto flaccidine di costituzione, la cosa non è mai emersa in in tutto il suo splendore, vuoi anche per la sobrietà dei costumi austriaci. L’avvento di nuovi reggiseni, putrellati ma non imbottiti, unitamente a mode un po’ più disinvolte, spiegherebbero il tutto.
Per numerosi motivi, mi trovo purtroppo impossibilitato a pubblicare foto che possano corroborare questa tesi.
mi sfugge la definizione di “reggiseno putrellato”…
Quelli con ferri, ferretti, paranchi, fasce, carrucole, etc insomma, dotati di strutture portanti di una certa portata – appunto