Archivio tag: Sdegno

Il problema dell’immedesimazione

Manifesto di merda

Manifesto di merda

Questo manifesto elettorale sta davanti al panettiere (che per altro secondo me non lo disdegna) vicino casa mia.
Sconfortante, semplicemente. Che società  stiamo diventando, per poter tollerare roba del genere? Non é che uno si pone, nemmeno minimamente, il problema di come certe situazioni si creino, di come si possa giungere a lasciare il proprio paese, i propri amici e i propri cari, la propria lingua, il proprio clima, i paesaggi che ci appartengono, la cultura e le abitudini, attraversare mare o montagne o deserti o chissà  cos’altro, pigliare -quando va bene- una carcassa, rischiare di crepare annegati, insieme a gente che non si conosce, che caca, muore, piscia, partorisce, ghiaccia, grida, annega, soffoca, vomita, arrivare in un paese -quando non ti lasciano in mezzo al mare- dove non sei benvenuto a “cercar fortuna”, come si diceva un tempo. Ormai stiamo bene, e non interessa più a nessuno il fatto che si possa star male, soffrire, fare una vita di merda o altro. Chissenefrega.

Non siamo più -o forse non lo siamo mai stati- in grado di immedesimarci. Che poi vuol dire poco: la capacità  perduta é quella di comprendere in senso più profondo. Che non vuol dire accettare (sostanzialmente rispondere sì ad una richiesta e poco più) passivamente, non vuol dire subire né lasciar fare. Significa che si permette ad una cosa di entrare dentro di noi. E quindi non é che se uno é clandestino allora é poverino e si lascia far tutto, figurarsi. Il problema vero é: cosa spinge la gente a far certe cose?
Saltando apparentemente ad altro argomento, ad un mio vecchissimo amico che cercava -con sempre meno speranza e crescente accanimento- é stato proposto un lavoro precarissimo, in cui praticamente figurava come libero professionista -mentre era in realtà  ben dipendente- pagato pochissimo, con orari decisamente pesanti, niente diritti o riconoscimenti. Ora, mi chiedo: ma se al figlio quasi trentenne di quella faccia di cazzo che ha avuto il coraggio di proporre una cosa del genere al mio amico fosse stata fatta la stessa proposta, come si sarebbe sentito il padre, cioé la merda? non gli si sarebbe stretto il cuore? non si sarebbe sentito umiliato? E allora con che faccia si fanno proposte del genere?
E così, perdendo la capacità  di estendere un attimino la propria mente, temporalmente e spazialmente, perdiamo anche l’apertura, la solidarietà , insomma, quelle due cosette che ci differenziano dalle bestie.

Bah

Tutti a vedere la salma di padrepjo!

Papa JP2 appare nella stigmata di padrepjo!

Papa JP2 appare nella stigmata di padrepjo!

Finalmente, dal vivo, padrepjo!

Dopo anni di trepida attesa, potremo vedere la salma del nostro supereroe preferito! Intervenite numerosi, ai primi 100 pellegrini armati di fede sarà  regalata -omaggio dei frati eremiti del Muccione- una bottiglietta di acido fenico “Aestigmatae”: procurati anche tu delle stigmate, dove vuoi tu e quando vuoi tu!

Padrepjo é un prodotto “Sacra Corona Unita”

campagna di solidarietà  “invitiamo il papa a cena”

Una bella tavolata fra amici

Una bella tavolata fra amici

è successo il patatrac. Il rettore della Sapienza, con indubbio senso del tempo, ha invitato il Sommo Pontefice perché parlasse all’inaugurazione dell’Anno Accademico. Alcuni della sinistra -o magari nemmeno troppo- hanno detto che non gli stava bene, e il Papa, cui scoccia provocare, ha deciso di soprassedere.

Enorme lo sdegno che si é levato, da Palermo ad Aosta, a sostegno del Santo Padre. Da destra e da “sinistra” cori di solidarietà , prese di posizione ferreee a favore della libertà  di parola, ecc ecc…due palle, insomma, le solite due palle.

All’inizio ho pensato: va bene la libertà  di pensiero e, soprattutto di parola, però non é che se io non invito a cena Marco Rizzo (che ho pure votato, hai visto a volte la gente…) mi si possa dire che sono illiberale: é che con certa gente io non ci voglio mangiare! Allo stesso modo, mi pare perfettamente normale che a della gente scocci che un Pontefice venga, appunto, a pontificare all’inaugurazione dell’anno accademico…a me scoccerebbe anche se venisse Blatter, per dire. Non é che non voglio che parli, figurarsi, per me può dire quel che gli pare, e può pure venire a dirlo in Università , magari non proprio all’inaugurazione, che mi sembra un marchio un po’ troppo pesante…Se poi insiste, che venga, si ordinerà  un vassoio di salatini in più.

Alla fine, però, più che ci faccio attenzione, più che mi pare uno dei soliti teatrini ad uso e consumo di noi fave.

L’estrema sinistra é felice: finalmente, dopo mesi in cui l’uomo di cera, Dini, rubava loro le scene scassando la minchia che voleva più attenzioni, si sentiva trascurato ecc…, e via a battere i piedi per terra, “che fo, lo fo cadere? guarda che lo fo cadere!” . Insomma, più che un governo ostaggio della sinistra radicale, stalinista e senzadio, pareva più succube di un circolino di punto a croce per benestanti pensionate. Ora, una grande battaglia é stata vinta, addirittura contro un Papa!

La Destra gongola: é l’ennesima dimostrazione che il governo é in preda di folli comunisti, che é illiberale, incapace di garantire la sicurezza e, soprattutto, di senzadio.

Il Papa, che ha sempre attirato le simpatie del popolino come i Testimoni di Geova quando suonano all’otto di domenica mattina, é finalmente amato e compatito da tutti. Ho sentito levarsi in sua difesa anche un acerrimo laicista e anticlericale.

La “sinistra” é contenta che può rinnovare pubblicamente la sua stima per il S.P., che ancora non si era capito bene e poi bisogna affrancarsi da questo passato da comunisti.

Io dico, allora, indiciamo una campagna: chi aderisce invita il papa a cena. Certo, si sente se può, ricordatevi che mangia in bianco e non sopporta il piccante e attenti alla disporizione dei posti a tavola. Infine, se potete, usategli la cortesia di farlo affacciare alla finestra (oppure di aggrapparsi all’inferriata se state in un seminterrato) e fargli dire due cose, sia mai che non si senta frustrato nel suo bisogno d’esprimersi.

G

cioni e i lavavetri

cioni ti odia

cioni ti odia

A volte penso a La Pira. Non l’ho ovviamente mai conosciuto, né ne conosco bene l’operato, il pensiero, la figura. Tuttavia mi é giunta, non so bene come, credo intatta, la spinta verso un Mediterraneo unito, senza divisioni, un lago e non un mare, le cui sponde parlassero la lingua della solidarietà , si raccontassero i trascorsi comuni e riscoprissero di avere insieme molte cose in comune, molte più di quanto ci si immagina. Mi immagino quindi un politico che, sia sia d’accordo o meno, da cattolico cerca di mettere in pratica senza mezze misure principi come l’accoglienza e l’amore. Ecco, poi penso a Cioni e a Domenici, e mi si stringe il cuore. Penso a come possono essere alterne le vicende della storia, distribuendo doni e disgrazie, personaggi illuminati e mediocri impiegati. La tramvia stava oggettivamente spaccando i marroni dei fiorentini: traffico impazzito, cambi nella viabilità  a fantasia, la scelta del percorso un terno al lotto – o meglio una roulette russa. In più i fiorentini, che si lamentano e sono sospettosi geneticamente, temono li si stia prendendo per il naso, hanno paura che il Duomo crolli per le vibrazioni, sospettano che si faccia la tramvia, piuttosto, per esempio, che la metropolitana, perché gli amici dei nostri astuti amministratori non dispongono dei macchinari e non potrebbero aggiudicarsi l’appalto; ci si chiede se non sarebbe meglio magari aumentare le corsie preferenziali. In ogni caso, la tramvia no. Perché no e basta. Cioni, che viene da Empoli e di semafori ne vede parecchi, si accorge che spesso il suo autista si innervosisce per via dei lerci figuri che si affollano intorno alla macchina, e talvolta ardiscono anche di avvicinare la scorta (che gli é stata concessa per via di una delle trovate più belle e geniali degli ultimi decenni: disegnare, con uno stencil, la faccia di Cioni sui muri e per le strade di Firenze con sotto scritto “Cioni ti odia” è semplicemente deliziosa. E vera, Cioni odia ancnhe e proprio te, che stai leggendo). Allora la folgorazione sulla via Pisana: i lavavetri danno fastidio. Cioni non é una verginella, e ben presto scopre, grazie ad un intenso lavoro di un pool di vigili urbani, netturbini, guidatori di carrozze e anche la squadra di calcetto del bar di Palazzo Vecchio, che questi lavavetri gli automobilisti di Firenze li odiano. Quasi quanto Cioni odia loro. Non si può negare che stessero diventando un attimino (come ama che io dica un mio carissimo amico, gran tabagista -di quelli seri- e professore temutissimo di filosofia e storia in un blasonato liceo classico) ostili: non si chiede più se si vuole il vetro lavato, con le donne ci si va giù pesante ecc… Non so da dove provenisse quest’ultima ondata, di certo difettavano della professionalità  che veniva invece tributata, ad esempio, al meraviglioso vecchio marocchino che lavava i vetri in piazza Leopoldo con guanti bianchi (spesso nemmeno luridi, anzi, spesso puliti). Erano piuttosto aggressivi e la cosa infastidiva anche me, che generalmente ci faccio amicizia e ci instauro una sorta di patto: quando ho soldi e/o voglia, te li dà, vetro o non vetro. Quando non li ho, niente. Quando ho il vetro sporco -questo lo decidevano loro- il vetro si pulisce, a pagare sarai sempre a tempo. Come nei nostri bar, insomma. Questi nuovi no, non ti riconoscono, ti lavano il vetro e non sentono ragioni. Da una giunta di sinistra mi sarei aspettato qualcosa come: affrontiamo il problema, che verosimilmente si articola in una serie di cose. Da dove vengono? Come se la passano? Come mai sono così aggressivi? Si possono piazzare da qualche parte? Eccetera. Cioni invece fa uno più uno, somma tramvia e lavavetri e decide: demagogia. Ci vuole una trovata che zittisca quelli di destra, che cavalcano i comitati -che per altro non ne sono felicissimi- contro la tramvia e rompono le palle con questa storia della sicurezza da anni e annorum, e nello stesso tempo non dispiaccia troppo a quelli di “sinistra”; anzi, che li tiri un po’ a destra, che basta questo buonismo, Veltroni é ancora solo sindaco di Roma, per fortuna! Una bella e stronza ordinanza contro i lavavetri. In sostanza, se ti beccano vai in galera e ti fanno un multone. Cioni annuncia, tiepidamente e in seguito, che comunque in galera non ci andrà  nessuno. Solo il multone. Travaglio, a me non particolarmente simpatico per altro, lo definirà  appropriatamente “il Rudolph Giuliani de’no’atri”. La gente é, come non accadeva da tempo, felice e, soprattutto, d’accordo con l’amministrazione. Anche gente insospettabile, amici e parenti. “Stavano diventando un problema”, “avevo quasi paura di fermarmi al semaforo” e via con queste amenità , sicuramente vere, per altro. Il problema é che una giunta di sinistra, nella mia ingenuità  di trentenne, non dovrebbe fermarsi a constatare un sentimento, una sensazione popolare, ma forse fare qualche passetto in più. Con l’ordinanza cosa abbiamo ottenuto? Non ci sono più, e dico davvero, lavavetri ai semafori di Firenze. Dove sono finiti? Cosa fanno adesso per sfangare la giornata? Io so dove dormivano, perlomeno alcuni: passando tutti i giorni dallo stesso semaforo -perfetto per i lavavetri, per altro- ne conoscevo un quattro-cinque. Loro avevano la loro camera da letto matrimoniale sul marciapiede della stazione centrale, qualsiasi fosse il tempo, ce li ho visti spesso, andando a prendere o portare Paola o altri amici. Dev’essere bello, ci deve essere privacy. Credo che quando uno sia costretto a far l’amore -ammesso che lo faccia- in mezzo a sconosciuti, perlopiù stranieri, con a fianco altri compagni di sventura di tutte le età , beh, credo che le buone maniere tendano a perdere di consistenza. E non voglio immaginare cosa mangiassero. Ora dove dormono? Cosa mangiano? Questo, come mi diceva Paola, i fiorentini non se lo chiedono, a loro non interessa. Basta che scompaiano, che il dolore dei loro volti privi di espressione e di pietà  sia lontano, più lontano possibile. Non credo sinceramente sia pietismo, é solo cercare di non perdere la nostra umanità . Nessuno, comunque, é finito in galera -perché pagargli vitto e alloggio?-, nessuno comunque avrà  pagato la multa: sono nullatenenti, come osservava giustamente sempre Travaglio. Al massimo, un po’ più di lavoro per i magistrati, che d’altra parte non é che possono indagare su Ligresti, tanto per dirne uno, altrimenti con chi li fanno poi gli affari, i nostri amministratori? Ecco, penso a La Pira e mi chiedo se soffra, vedendo come sì é chiuso il cuore della sua città . G

grazie papa

papa ratzy

papa ratzy

volevo ringraziare sentitamente e pubblicamente il nostro papa. da cattolico mi sento particolarmente soddisfatto dell’ultima trovata: beatificare i martiri del franchismo.

Dico: ma come ti viene?

A parte che, volendo fare le cose in casa, hai fior di preti (e anche almeno un vescovo) morti davvero da martiri, e per cosette serie (chessà, tipo la fame del mondo, lo sfruttamento dei deboli e dei poveri, la lotta per l’emancipazione e la liberazione ecc…). Poi ci sarebbero un sacco di persone che sono morte malamente e che si potrebbero pubblicizzare. No. Si esaltano i martiri franchisti, che lottarono contro il comunismo (e come diceva facendosi beffe degli anticomunisti ansiotici attuali il mio amato presidente Scalfaro, “bisogna stare attenti che Stalin é ancora vivo!”). Son quei rancori mal sopiti, quella voglia di sentirsi protagonista frustrata. Povera Opus Dei, relegata a ruoli marginali, ora finalmente può dire con orgoglio “Io c’ero!”.

grazie papa

G