Questo tizio é Agim, uno degli albanesi più simpatici che abbia mai conosciuto.
Lavorava alla stazione sperimentale (agricola) di una cittadina del centro dell’Albania, un luogo in cui, giorno dopo giorno, mi invitavano a tornare l’indomani, ché non si poteva fare, che non c’era tempo, non c’erano persone….
Adesso credo si sia trasferito a Tirana.
Cominciava al mattino, con un generoso raki, poi credo proseguisse sullo stesso tenore.
Faceva battute molto spesso, oltre a far ridere così, semplicemente per com’é fatto.
Fumava sigarette fini, le greche Karella, che offriva ogniqualvolta se ne accendeva una.
Lo passai a trovare, di corsa, prima di andar via dall’Albania, e mi offrì subito una bella grappa e un cicchino.
L’ho risentito nel Settembre 2003 per telefono, sul marciapiede davanti casa del mio amico G. Mi disse che mi aveva visto in televisione, poi uno strano discorso sulla luce che non capii.
Pensai, come al solito, ad una delle minchiate di Agim, tanto per dire qualcosa.
E invece mi aveva visto davvero, la Reuter -mi ero dimenticato- mi aveva intervistato fuori della stazione Termini, il mattino dopo il black out della prima Notte Bianca di Roma, ed evidentemente mi avevano spedito su chissà quale satellite….e cose incredibile, mi aveva visto Agim.
L’ultima volta che sono tornato, non l’ho cercato, ho preferito ricordarmelo così!