Pochissimi anni fa i sovietici aprirono i cancelli di Auschwitz, spalancando l’abisso di fronte all’umanità.
L’umanità ha scelto la via più comoda, e da allora i Tedeschi sono i Cattivi, gli altri no, o comunque meno.
Ogni anno cerco di ricordare a me stesso che potevo essere io, uno di quegli aguzzini. Non importa quale ruolo ricoprissi: dall’ufficiale che eseguiva gli ordini, al prigioniero politico tedesco che faceva il kapo, alla casalinga che non sentiva l’odore agrodolce dei camini poco distanti, allo studente che prendeva a sassate la vetrina del giudeo. Sarei benissimo potuto essere uno degli aguzzini. Non raccontiamoci fole: il problema dei tedeschi, anzi, i due problemi dei tedeschi sono (i) che fanno le cose per bene e (ii) che hanno fiducia nell’autorità. Ed è per questo che alla fine gli Italiani, che pure di porcherie atroci ne hanno fatte, e che fascisti sono stati, ne sono usciti tutto sommato bene, a tarallucci e vino, come al solito.
L’orrore dei campi di concentramento nazisti non è qualcosa da contemplare dall’alto della nostra coscienza pulita, dal caldo dei nostri salotti, ripetendoci “io non lo avrei mai fatto”: è uno schifo nel quale dobbiamo immergerci, del quale non dobbiamo avere paura, che solo dobbiamo combattere.
A versare la lacrimuccia siamo tutti buoni, e non costa nulla.
Prima di tutti, vennero a prendere gli zingari e fui contento perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti ed io non dissi niente perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendermi e non c’era rimasto nessuno a protestare.
Bertolt Brecht
Caro collega, son d’accordo con te, un unico appunto: non è che gli italiani, come fascisti, abbiano fatto le cose meno bene o abbiano avuto meno fiducia nell’autorità dei loro colleghi nordici. Il problema, i tarallucci e vino come dici te, son venuti dopo il ’45, quando si è deciso di non fare i conti con il passato recente, quando si è creduto che l’antifascismo di qualche decina di migliaia di partigiani potesse lavare la coscienza di una nazione intera. Per anni parlare di consenso al regime è stato un tabu; i criminali fascisti non sono mai saliti sul tavolo degli imputati, è mancata una Norimberga italiana. Da quando poi l’Olocausto è stato “sacralizzato” come il male assoluto, è diventato ancora più facile, con i vari Perlasca del caso, non ammettere i propri crimini o le proprie connivenze con quelli nazisti.
Suggerisco, vista la giornata, la visione di un bel documentario di qualche anno fa a lungo “censurato” in Italia (http://www.youtube.com/watch?v=QBZT-9f-bIk).
Perfettamente d’accordo con te, socio. Io lo dico sempre, ai miei amici tedeschi, che con noi la storia è stata più indulgente, e in virtù di questo abbiamo deficienti come gli amici di casapaund che rompono le palle, anche grazie a – e in spregio a – quei pochi che ebbero il coraggio di andare in montagna…
Quest volta, nonnogianni dissente leggermente dalle vostre analisi sul “giorno della memoria”, tovandole un po’ riduttive! Credo e voglio sperare che oggi il giudizio, che la maggior parte delle persone esprimono sulla Shoah (parlo di persone coscienti), non sia quello finalizzato a demonizzare un popolo (i tedeschi), bensì quello, che porta a riflettere su ciò che la “razza umana” (quella definita da Mark Twain: la peggior razza esistente sulla terra) sia stata capace di fare e soprattutto, di cosa sia capace di continuare a fare. Certamente esiste ed è viva una parte d’Italia, che in buona , o cattiva fede si autoassolve. Ne è testimonianza la notizia, scaturita oggi in un dibattito, secondo la quale la maggior parte dei giovani tedeschi non è a conoscenza dell’olocausto; senza porsi la domanda: quanti giovani italiani sono nella stessa condizione d’ignoranza?