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Tiè

Uffici pubblici, la bestia nera di ogni italiano.

Code, gente che piange, suda, si scaccola. Impiegati infernali, che ti deridono, ti ignorano, omettono di dirti che hai del prezzemolo fra i denti. Vecchini e vecchine che saltano la coda facendo finta di non aver capito, e poi ti picchiano con l’ombrello.

A me, comunque, non è mai capitato. Sarà che sono fortunato, sarà che cerco sempre di essere gentile, e se perseveri nel sorridere, anche la peggiore sfinge alla fine si scioglie – specie se condisci il tutto con qualche forma di captatio benevolentiae messa a modino. Ho sempre trovato personcine carine, efficienti, spesso simpatiche. Alcune volte ci si è salutati con affetto, alla fine dello show. Comunque la burocrazia è burocrazia, e per quanto funzioni bene in Toscana, resta sempre una cosa complessa fatta da italiani, quindi in generale a cazzo di cane.

In Austria ovviamente gli uffici pubblici funzionano bene. Non ci sono praticamente code, gli impiegati sembrano appena usciti dal corso di yoga (cosa per altro possibile – magari organizzato e pagato dal comune), e via così. Però son precisi.

Bene, per registrare Peppe quassù, bisogna dimostrare che è nato, e che noi siamo i genitori. E va bene la fiducia, ma ci vu0le un certificato internazionale, così possono capire anche gli austriaci. Panico.

E invece, dopo una telefonata della mia dolce metà al comune di Firenze – durante la quale si è commossa più volte per la gentilezza e la solerzia – capiamo che basta una mail (dico: UNA MAIL) con allegata una richiesta firmata scannerizzata, il documento sarà poi disponibile, e lo può passare a prendere chiunque abbia la delega a farlo. Rimango impietrito, ma obbedisco.

Dopo un breve scambio di mail, otteniamo – senza chiederlo!- che ci venga addirittura spedito direttamente a casa in Austria, dove arriva dopo pochissimi giorni. Lacrime.

Per amor di verità allego lo scambio di mail con la signora del comune di Firenze, cui va la mia gratitudine.

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From: “TROMBI Giacomo” <XXX@XXXX.XXX>
To: <XXXX.XXXX@comune.fi.it>
Sent: Wednesday, July 27, 2011 10:35 AM
Subject: certficazione internazionale di nascita

Salve,
obbediente alla indicazioni di mia moglie, vi invio in allegato la richiesta del certificato internazionale di nascita che ci occorre per nostro figlio, sperando di aver azzeccato tutto!

vi chiederei di farmi sapere se avete ricevuto il tutto, e nel caso se avessi omesso qualcosa.
grazie mille
Giacomo

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From: XXXX XXXXXX <XXXX.XXXX@comune.fi.it>
Subject: Re: certficazione internazionale di nascita
Date: 27 July, 2011 15:34:23 GMT+02:00
To: TROMBI Giacomo <XXXX.XXXX@XXXX.XXXX>

Buon giorno, le ho predisposto la spedizione per posta così potrà riceverlo direttamente alla sua abitazione.
Cordialmente XXXX

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From: “TROMBI Giacomo” <XXX@XXXX.XXX>
To: <XXXX.XXXX@comune.fi.it>
Sent: Wednesday, August 03, 2011 10:20 AM
Subject: Re: certficazione internazionale di nascita

Salve,
il documento è felicemente arrivato: volevo ringraziarla per la gentilezza e la solerzia, son cose che – se ce ne fosse bisogno – fanno venire voglia di tornare in Italia!
a presto

G

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From: XXXX XXXXXX <XXXX.XXXX@comune.fi.it>
Subject: Re: certficazione internazionale di nascita
Date: 03 August, 2011 13:18:14 GMT+02:00
To: TROMBI Giacomo <XXXX.XXXX@XXXX.XXXX>

Grazie, cerco di fare del mio meglio e soprattutto fa piacere sentire che non solo all’estero funzionano le cose.

A presto

burocrazia italiana

efficienza italiana: tiè

Il regno dell’oscurità e i suoi goblin

La torre - il regno dell'oscurità

La torre - luminose eh le finestre in alto! Io sto sotto.

Sono ospitato in un centro di ricerca internazionale, fra i cui membri ovviamente l’Italia non figura.

Durante l’estate il centro si popola di studenti un po’ da tutto il mondo, e questo riempie abbastanza le stanze, per cui per me posto non ne è stato trovato. Per lo meno non insieme al gruppo cui faccio riferimento.

Il centro ha il quartier generale (così dicono loro) in un bel castello austriaco, che si affaccia su una piazza immacolata a nord e un parco enorme, altrettanto immacolato, a sud. Sulla piazza c’è anche un timido municipio ed una chiesa, ben più disinvolta. Ma ovviamente è il castello a farla da padrone; d’altra parte fra impero, democrazia e chiesa, il gioco delle parti quassù mi pare sia questo.
Il centro è suddiviso in aree, ognuna con la sua storia, i suoi aneddoti e le sue corti dei miracoli. In Italia, sarebbero sorte faide e lotte mortali fra le varie aree, qui se ci sono attriti si ignorano – al massimo. I più ardimentosi ed emancipati sfottono.
A me mi hanno proposto la torre.
Ora, devo confessare che ho sempre desiderato stare in una torre.
Purtroppo l’ambiente, seppure fosse adibito a sala dei giochi per i rampolli della famiglia imperiale, è un tantino malsano: feritoie al posto delle finestre, umidità, pareti ricoperte da graziosi (orridi) affreschi georgici di dubbio gusto, che altro non fanno se non togliere luce. Da qui il nome “Regno dell’oscurità”, che sale alla bocca spontaneo, lasciando l’ascensore…
Inoltre, il mio ufficio in realtà è stanza di passaggio, sia per gli sportivi che optano per la scala a chiocciola, disdegnando l’ascensore anni 70, e che aprendo la porta in cima alle scale trovano me, sia per quei – pochissimi – che espletano i proprio bisogni corporali in orario d’ufficio: il cesso infatti si affaccia pure (gran comodità, va detto) sul mio ufficio.
La torre è abitata da una folta comunità sino-giapponese (i primi a volte usano il bagno, i secondi mai), un europeo – direi olandese, e frequentatori occasionali, fra cui anche turisti.
L’olandese si dimentica – tutti i giorni che dio mette in terra o quasi – che l’andito è ora abitato, e tutti i giorni – o quasi – prende la scala, apre la porta, si spaventa abbastanza rumorosamente, si maledice, stringe i pugni per la stizza e poi attacca a scusarsi più e più volte, mentre – goffamente – abbandona la scena. Questo simpaticissimo teatrino si ripete – ormai in modo imbarazzante – almeno due/tre volte a settimana, tanto che comincio a pensare che sia un modo garbato e pittoresco di farmi capire che sarebbe gradito se mio levassi dai coglioni, ma fino a settembre, ahiloro, non se ne parla!

In ogni caso, devo dire, sono consapevole dell’immane botta di culo che ho avuto ad essere ospitato là, sia ben chiaro!

E poi, quanti di voi lavorano in una torre di un castello da sogno?

Il centro di ricerca

A sinistra, chiesa e comune, a destra: das Schloß